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Road to Oscars 2024. La Fotografia di "Maestro"

Terzo nominato e terza analisi. Protagonista della disamina è Maestro.

Maestro è un biopic romantico e drammatico del 2023 sul famoso compositore e direttore d'orchestra Leonard Bernstein.


La fotografia di Maestro, diretta dal maestro del chiaroscuro Matthew Libatique, non si limita a catturare la mera successione di eventi della vita di Leonard Bernstein. Essa si configura come un vero e proprio viaggio sensoriale, che ci immerge a capofitto nelle epoche e nelle emozioni del compositore, tanto sfaccettate quanto un caleidoscopio.


L'abile uso di pellicole e lenti vintage per gli anni '40 e '50 ci proietta in un'atmosfera onirica e nostalgica, quasi a voler idealizzare la giovinezza e l'entusiasmo di Bernstein.

Passiamo poi ad un realismo più crudo negli anni '60 e '70, con colori saturi e vibranti che riflettono il fermento sociale e la turbolenza politica dell'epoca.

Infine, gli anni '80 sono dipinti con una tavolozza di contrasti, luci artificiali e ombre profonde, che rispecchiano la complessità e l'ambiguità del Bernstein maturo. Un vero e proprio mosaico di epoche.


Oltre a ricreare l'epoca di riferimento, la fotografia di Maestro si concentra sull'interiorità del personaggio, come per esplorare la sua anima. Le inquadrature ravvicinate e i primi piani scrutano il volto di Bernstein, catturando ogni sfumatura di emozione: la gioia, la sofferenza, la passione, l'incertezza. La macchina da presa si muove in modo scorrevole, seguendo le sue mani che danzano sul pianoforte, quasi a voler tradurre in immagini la musica che fluisce dalla sua anima. Il montaggio, a tratti serrato e a tratti dilatato, crea un ritmo che rispecchia le vibrazioni emotive del compositore.


La fotografia di Maestro non è solo un complemento del film, ma ne è un elemento fondamentale. Essa contribuisce a creare un'opera d'arte a tutto tondo, che ci permette di conoscere Leonard Bernstein non solo come compositore, ma anche come uomo, con le sue contraddizioni e la sua grandezza.


Di grande importanza è la scena del concerto di Bernstein al Teatro alla Scala di Milano, è infatti un momento cruciale della pellicola. Rappresenta il trionfo del compositore, il riconoscimento del suo talento e della sua fama internazionale.

La scena si apre con un'inquadratura generale del teatro, gremito di pubblico in attesa. La macchina da presa si sposta poi sul palco, dove Bernstein è intento a dirigere l'orchestra.

La luce è calda e soffusa, creando un'atmosfera di grande emozione. I colori sono saturi e vibranti, quasi a voler sottolineare la vitalità della musica e la passione del pubblico.

La profondità di campo è ampia, permettendoci di vedere sia Bernstein che il pubblico, entrambi rapiti dalla musica.

La messa a fuoco è nitida, per non perdere neanche un dettaglio del volto di Bernstein e della sua gestualità.

La macchina da presa si muove fluida, seguendo i movimenti di Bernstein e dell'orchestra.


La scena del concerto è ricca di significato.

Il Teatro alla Scala è un simbolo della cultura e dell'arte italiana. Bernstein, dirigendo l'orchestra in questo tempio della musica, rappresenta l'unione tra la cultura americana e quella italiana.

La scena è carica di emozione, trasmessa dalla musica di Bernstein, dalla gestualità del direttore e dall'entusiasmo del pubblico.

La tensione aumenta man mano che il concerto procede, fino al culmine con l'applauso finale del pubblico.


La fotografia di Maestro è un esempio magistrale di come quest'arte possa essere utilizzata per raccontare una storia, per dare vita a un personaggio e per trasmettere emozioni al pubblico. Un lavoro raffinato e complesso, che rende il film un'opera davvero memorabile.


Per oggi è tutto, il prossimo articolo sarà su Oppenheimer.

Grazie per aver letto il post.


Claudia

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